Enola Holmes: la recensione del nuovo film targato Netflix

di Elisa Pizzato

Netflix punta ancora una volta sul target degli young adult e degli adolescenti: con l’inizio dell’autunno e delle scuole, offre ai suoi più giovani abbonati “Enola Holmes“, adattamento dell’omonimo romanzo scritto da Nancy Springer.

Si tratta di una storia leggera e divertente adatta al grande pubblico, una pellicola semplice che sa il fatto suo, così come la sua protagonista di cui difficilmente non vi innamorerete!

“Enola Holmes”: più di un teen movie

Il film è un classico “coming of age“, ovvero quel percorso di crescita personale che avviene con il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e al mondo degli adulti. Pur essendo ambientato in epoca vittoriana, offre temi e spunti di riflessione ancora molto attuali.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalla nostra protagonista, Enola Holmes (Millie Bobby Brown, la Eleven di “Stranger Things”), nientemeno che la sorella del famoso detective Sherlock. Anagrammato, il suo nome diventa Alone (in italiano, “da sola”), ed effettivamente la giovane Enola è stata cresciuta dalla madre Eudoria (Helena Bonham Carter) lontana dalla frastornante Londra, in campagna, senza amici: la donna, convinta femminista dell’Ottocento, ha preferito insegnarle la filosofia, la scienza, le arti marziali e le prospettive storiche. Tutte caratteristiche che ne hanno fatto una giovane versione femminile del famoso detective.

Quando Enola scopre – la mattina del suo sedicesimo compleanno – che sua madre è scomparsa, si ritrova a malincuore sotto la tutela dei suoi fratelli Mycroft (Sam Claflin) e Sherlock (Henry Cavill): il primo, in particolare, vuole mandarla in collegio, ma la ragazza, che è stata cresciuta per essere indipendente, rifiuta e fugge a Londra seguendo una serie di indizi lasciati da sua madre. Durante il cammino verso la città, incontra Tewkesbury (Louis Partridge), un giovane signore anche lui in fuga da un destino soffocante.

Durante il film, il regista del film – Harry Bradbeer – fa in modo che Enola rompa il quarto muro sin dall’inizio con una divertente consapevolezza di sé, una tattica che ha usato frequentemente nei molti episodi di “Fleabag” che ha diretto. Enola guarda dritto nella telecamera e ci parla mentre corre in bicicletta sulle dolci colline e attraverso i vasti campi di fiori. Millie Bobbie Brown è riuscita ad adattarsi perfettamente a questo ruolo, mostrando lo stesso tipo di presenza matura e compostezza che abbiamo visto nella serie di fantascienza Netflix, ma anche un lato giocoso accattivante e un tempismo comico impeccabile.

È come scoprirla di nuovo per la prima volta, ed è una gioia.

Enola Holmes, Milly Bobby Brown

Qualche appunto

Enola Holmes è sicuramente un progetto interessante ma non così riuscito come vorrebbe essere: si sente la mancanza di ciò che rendeva le storie di Sherlock Holmes così affascinanti, tra cui proprio il modo particolare in cui il detective svolgeva le sue indagini, mettendo insieme indizi apparentemente trascurabili come fossero pezzi di puzzle, per arrivare ad un’inaspettata soluzione. Questo (se non all’inizio, quando cerca di scoprire perché la madre sia scomparsa) non è il modo in cui Enola risolve i misteri: si fa guidare molto di più dall’istinto e dalle sue emozioni che, unite ad una dose di buona memoria e fortuna, la portano il più delle volte nella giusta direzione.

La soddisfazione e la gioia di aver risolto il caso rimangono comunque nello spettatore; è il percorso che porta alla soluzione che è senza dubbio prevedibile e meno interessante. Tuttavia, è un film piacevole da guardare e che trasmette messaggi molto importanti di indipendenza e femminismo che sono oggigiorno ancora fondamentali.

Insomma, se Netflix cercava un nuovo franchise di successo, potrebbe finalmente averlo trovato. Chissà, forse nel futuro potremmo avere la fortuna di vedere ancora le avventure di Enola Holmes.

Del resto, il viaggio è appena iniziato.

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