“Banksy – L’arte della ribellione” il documentario che non vedremo nelle sale cinematografiche

I curiosi, gli appassionati, gli addetti ai lavori: in molti aspettavano il documentario su Banksy che, dal 26 al 28 ottobre, sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche.

Banksy – L’arte della ribellione“, l’evento che avrebbe, forse, svelato qualcosa sul più famoso e quotato writer del mondo, non ci sarà. Fino al 24 novembre, infatti, per effetto dell’ultimo DPCM varato come misura anti Covid-19, le sale cinematografiche dovranno rimanere chiuse. E non sappiamo se, dove e quando potremo vedere il documentario sull’artista sconosciuto che affascina il mondo con la sua arte e le sue provocazioni.

L’arte di Banksy

Ogni suo graffito racconta, indigna, emoziona.

La bambina che afferra il palloncino a forma di cuore, l’impiegato che si ripara con l’ombrello da una pioggia di colori, i protagonisti di Pulp Fiction sono solo alcune delle sue opere più ammirate e apprezzate, ma lui rimane l’uomo senza volto, ed è forse questo suo anonimato a renderlo unico.

Il lungometraggio prodotto da Spiritlevel Cinema scava tra le pieghe più profonde della vita dell’artista nato nell’Inghilterra di Margaret Thatcher e cresciuto a Bristol, ed è proprio la sua città la matrice del documentario, il punto da cui tutto parte e dove sono nate alcune delle sue opere più importanti. Il film narra l’ascesa dell’artista, le sue provocazioni e il movimento rivoluzionario di cui è leader, creato attraverso la sua arte politica che dai muri della Gran Bretagna è arrivata in tutto il mondo.

Il concept dietro il documentario

Quando, alla famosa asta del 2018 da Sotheby, l’opera Girl with Ballon si auto-distrusse, Elio Espana capì che l’artista più influente e provocatore del secondo millennio non era stato ancora raccontato. Così, dopo molte ricerche, tra aneddoti, immagini e testimonianze di chi Banksy lo conosce, ha provato a dare un volto all’artista sconosciuto. Il regista ha anticipato  che, grazie al documentario, scopriremo una persona molto ambiziosa e motivata, la cui carriera è cresciuta costantemente, dalla scena dei grafiti fino alla costruzione di un business artistico multiforme che può sfuggire che abbia fatto di Banksy l’artista più popolare e controverso del mondo.

Banksy – dice Elio Espana – è un artista che mette il suo lavoro là fuori aspettando che il pubblico risponda, rischiando anche di non essere notato; così facendo ha fatto della sua arte una dimensione concettuale e non più estetica“.

Il documentario, mettendo in evidenza soprattutto l’arte della ribellione intrinseca in Banksy, cerca di consegnare un’immagine ancora più affascinante dell’artista.

E a noi non rimane che aspettare e sperare di poter tornare a sognare con le luci soffuse e il grande schermo delle sale cinematografiche.

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