San Valentino 1991.
In America, tutti i cinema propongono un film dal nome particolare e dalla locandina inquietante, reso intrigante anche dai protagonisti, due attori che, all’epoca, erano già “grandi” e conosciuti: Jodie Foster e Anthony Hopkins.
La pellicola si basava sull’omonio romanzo a firma di Thomas Harris, ma non era la prima ad affrontare la figura di Hannibal Lecter: nel 1986, infatti, era già uscito “Manhunter – Frammenti di un omicidio“.
Tuttavia, sarà proprio da qui in poi che la storia dello psichiatra, criminologo e antropofago diventerà un cult, ritrovandosi al centro di altri film successivi, come “Hannibal” (2001), interpretato dallo stesso Hopkins, e soprattutto serie Tv, come il prequel “Hannibal”, con protagonista Mads Mikkelsen, e “Clarice“, in onda su Rai 2 dal 9 Aprile.
Da quell’improbabile San Valentino horror, insomma, sono passati 30 anni.
I Big Five
“Il silenzio degli innocenti” è stato il primo film ad aver vinto l’Oscar come “Miglior film dell’anno” ritrovandosi diffuso in home video al momento della cerimonia (avvenuta solo tredici mesi dopo l’uscita al cinema).
Ma il dettaglio più strabiliante è un altro. La pellicola, infatti, ha conquistato i cosiddetti “Big Five“, portando a casa le statuette più ambite dell’Academy:
- Miglior film;
- Miglior regia;
- Migliore sceneggiatura non originale;
- Migliore attore (Hopkins);
- Miglior attrice (Foster).
Un primato, fino ad allora, toccato soltanto ad altri due film: “Accadde una notte” (Frank Capra, 1934) e “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (Miloš Forman, 1975).
Perché a San Valentino?
La scelta della casa di distribuzione Orion Pictures di proporre “Il silenzio degli innocenti” a San Valentino può apparire singolare, ma nasconde un motivo: originariamente, in effetti, il film doveva essere rilasciato nell’autunno 1990 ma, nello stesso periodo, era in corso la distribuzione e promozione – sempre da parte della Orion Pictures – di “Balla coi lupi“, altro fortissimo candidato agli Oscar.
Insomma, si temeva la concorrenza “in casa”.
La storia dietro il titolo
Chi ha visto il film sa già cosa si nasconde dietro il suo titolo (in inglese, “The silence of the lambs“): il riferimento è all’ossessione ricorrente della protagonista, Clarice Starling, traumatizzata dalla macellazione degli agnellini (lambs) e dalle loro grida. Un elemento che ricorrerà in tutta la storia… finale incluso.
Coraggiosa Clarice… me lo farai sapere quando quegli agnelli smetteranno di gridare, vero?
Hannibal Lecter
La locandina
Un’altra curiosità si nasconde nella locandina.
Ad un occhio attento, infatti, non sfugge la particolarità della lepidottero che si vede “sigillare” le labbra della Foster: si tratta di un tributo a Dalì.
L’acherontia atropos è un insetto che, sul dorso, porta una sorta di macchia che ricorda vagamente un teschio: nell’immagine, quella peculiarità è stata “rivisitata” con l’opera In Voluptas Mors (1951), una foto artistica creata da Salvador Dalí e Philippe Halsman attraverso 6 donne nude posizionate proprio come a formare un teschio.
Rumors
Chiudiamo questa panoramica-anniversario con qualche pettegolezzo che popola, da anni, i corridoi di Hollywood.
Pare che Anthony Hopkins e Jodie Foster siano stati “la seconda scelta” del regista: inizialmente, in effetti, Jonathan Demme avrebbe pensato a Sean Connery e Michelle Pfeiffer nei ruoli da protagonisti.
Addirittura, la Foster sarebbe stata inizialmente scartata per via del suo accento di Boston. Le cose avrebbero preso la piega che conosciamo semplicemente perché la Pfeiffer si disse “preoccupata per l’oscurità dell’opera” e Connery rimase turbato dal “copione rivoltante”.
Non c’è nulla di confermato, in questi rumors che si ricorrono in rete, ma di certo oggi sarebbe impossibile immaginare per questo film una diversa coppia di protagonisti!
D’altronde, è stato proprio Hopkins ad introdurre di sua iniziativa alcuni particolari nella recitazione del suo personaggio: come il sinistro risucchio a denti stretti dopo l’iconica citazione finita nella classifica delle migliori di tutti i tempi.
Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti.