San Martino, un gioiello tra Pale e Paneveggio

San Martino di Castrozza è la stupenda località turistica ai piedi delle Pale di San Martino.

E’ circondata dal Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino e dalle maestose cime di Cimon della Pala, Vezzana, Rosetta, Sass Maor, Val di Roda, Madonna e Colbricon.

D’inverno è meta di sport invernali. D’estate è il paradiso degli escursionisti.

Richiamò pionieri dell’alpinismo, nobili e artisti in cerca di ispirazione fin dal 1800.

Ve la racconto attraverso le parole e una ricetta dei suoi abitanti.

La Chiesa e il campanile
Passo Rolle
Le Pale da Cant del Gal

Le Alpe di Castrozza

Il paese sorge in una conca prativa chiamata Castrozza da castrum, avamposto militare romano situato a ridosso della Via Claudia Augusta usato dagli eserciti per la conquista dei territori alpini.

Una comunità religiosa benedettina costruì l’Ospizio dei Santi Martino e Giuliano.

Accoglieva i viaggiatori che scendevano da Passo Rolle verso Primiero e Val di Fiemme.

Intorno al 1400 i monaci sparirono e l’Ospizio diventò un ricovero per tutti i viandanti.

Nel 1800 San Martino venne scoperta da viaggiatori inglesi romantici e decadenti che si innamorarono delle Pale.

Fu un nuovo inizio, sotto il potere austriaco.

Le Aquile di Casa Guide

Il Dott. Giovanni, figlio del maestro di sci Scalet, una brillante carriera allo Iulm accantonata per curare le persone col cuore e con le mani, mi indica una casa particolare, “Casa Guide“.

La casa delle guide alpine, le prime che agli inizi del 900 cominciarono a portare in vetta scrittori, medici, scalatori, geologi desiderosi di “toccare con un dito” il cielo delle Pale.

Le guide diventarono così delle leggende chiamate “Aquile di San Martino”.

I turisti venivano da tutto il mondo e accolti in grandi alberghi.

Gli austriaci in ritirata incendiarono il paese durante la Prima Guerra.

Meto, un arzillo signore di 93 anni e memoria storica del Primiero, ricorda che rimase in piedi solo il campanile del 1200. Il paese venne annesso all’Italia.

Negli anni Venti il turismo ripartì e vennero costruiti gli impianti sciistici di Colverde e Tognola.

Casa Guide
Panorama da Cima Rosetta
Il Lago di Calaita

Il Parco Paneveggio

Si arriva al Centro Visitatori del Paneveggio superato Passo Rolle.

E’ un ex segheria punto di partenza per molte attività guidate nel Parco.

Tra i tanti tour, scelgo la visita nei luoghi di Vaia, con la guida della Forestale.

I venti esageratamente forti e gli schianti degli alberi sono ancora ben impressi nella memoria di tutti.

Tanti degli alberi caduti sono stati rimossi e accatastati con cura lungo le strade o in luoghi sicuri.

Nel futuro, il bosco sarà ripopolato e arricchito di nuove specie, seguendo le moderne tecniche in materia.

Vaia ha insegnato a pensare a delle foreste resilienti, capaci di adattarsi ai cambiamenti ed eventi estremi, pronte a rigenerarsi in meglio e più rapidamente.

Centro Visitatori Paneveggio
La Casa del Liutaio
Vaia

La foresta dei violini

I boschi di Paneveggio sono famosi per un tipo particolare di abete rosso, o peccio.

E’ l’abete di risonanza, tanto caro ai liutai che periodicamente arrivano lassù a scegliere i pezzi per realizzare strumenti musicali di alto pregio.

Un legno selezionato con criteri rigidi, tagliato in pezzature adatte agli archi e conservato a temperatura controllata.

Il profumo che emana nel capanno della stagionatura è dolce e resinoso.

Tutto il bosco del Paneveggio ha un proprio profumo caratteristico, quello degli abeti e del pino cembro.

I Canederli

Il Trentino evoca l’immagine di un piatto tipico, magari servito in malga da una ristoratrice in costume tradizionale.

Ebbene, la signora Luciana mi ha insegnato la preparazione dei canederli classici.

Sono polpettine di pane ammollato e salumi, cotte in brodo oppure servite con burro fuso.

Le varianti sono tante, ad esempio agli spinaci o ai formaggi.

Ecco la ricetta classica:

  • 500 gr pane raffermo
  • 300 ml latte
  • 50 gr speck
  • 50 gr grana grattugiato
  • 50 gr mortadella
  • 4 uova
  • 3 cucchiai di farina
  • 2 salsicce
  • 1 cucchiaio di prezzemolo
  • prosciutto q.b
  • noce moscata q.b
  • pepe q.b
  • pangrattato q.b

Ammorbidire il pane ben sminuzzato nel latte tiepido.

Unire le uova. Far riposare il tutto coperto per un paio d’ore, rimestando ogni tanto.

Trascorso il riposo, unire al composto i salumi ben tritati, il prezzemolo, la noce, il grana e il pepe. Aggiungete la farina se l’impasto è troppo bagnato.

Lasciar riposare, coperto, per altri 30 minuti.

Con le mani inumidite, formare delle palline di 4/8 cm. Immergerle nel brodo caldo e bollire per 15/20 minuti.

Servire con un po’ di brodo caldo.

In alternativa, scolarli e tagliarli a metà.

Bagnare con del burro fuso appena rosolato e grana.

Se gradite, accompagnateli con un’insalatina di cappuccio viola.

Qui e nell’articolo precedente, vi ho raccontato le Dolomiti che mi hanno rapito il cuore.

Scoprite la montagna, ha molto da raccontare e da donare al nostro benessere.

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