L’Italia abolisce la censura cinematografica: cosa cambia (davvero)?

C’è una sola cosa che mi viene in mente quando penso alla censura cinematografica: e non parlo dei film horror o violenti che, spesso, vengono vietati ai minori o alle pellicole osé destinate al pubblico adulto. Mi riferisco al bellissimo e commovente finale di “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore.

La notizia degli ultimi giorni è proprio questa: dal 5 Aprile, l’Italia ha abolito definitivamente la censura cinematografica con un decreto firmato dal Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Il decreto

Il decreto, in sostanza, istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche (in carica per tre anni, presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, e composta da 49 componenti scelti tra esperti del settore e degli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori, alla comunicazione sociale, all’ambiente, alle associazioni dei genitori e per la protezione degli animali) presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura che ha il compito di verificare la corretta classificazione delle opere da parte dei produttori.

Un intervento ai sensi della Legge Cinema del 2016 che supera definitivamente la possibilità – anche solo teorica – di censurare le opere cinematografiche: insomma, niente più divieti assoluti di uscita in sala o uscite condizionate a tagli o modifiche. La Commissione potrà al massimo vietare ai minori la visione di alcuni film.

Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti” ha commentato Franceschini; anche se, in effetti, le tanto discusse “forbici” della censura avevano coinvolto più il passato che le produzioni moderne (sono trascorsi più di vent’anni dall’ultimo caso importante, “Totò che visse due volte“, e diversi anni dagli ultimi piccoli, seppur sempre significativi, interventi).

In un Paese in cui la censura è nata quasi con il cinema, però, va anche ricordato che ci sono stati casi eclatanti, come quello di “Ultimo Tango a Parigi” di Bertolucci (1972), che fu sequestrato poco dopo l’uscita e addirittura distrutto in ogni sua copia nel 1976. Si è dovuto aspettare oltre un decennio (1987) per la riabilitazione.

Il nuovo sistema

Ma che succede, allora, da ora in poi?

I film destinati ai cinema saranno divisi in quattro categorie:

  • adatti a ogni tipo di pubblico;
  • vietati ai minori di 6 anni;
  • vietati ai minori di 14 anni;
  • vietati ai minori di 18 anni.

La categoria ritenuta più adeguata verrà suggerita direttamente dai produttori e vagliata, poi, dalla Commissione che potrà approvarla o modificarla.

Nonostante gli auspici siano i migliori – e i diretti interessati maggiormente coinvolti nell’autodeterminazione -, c’è chi si dice, però, terrorizzato dagli effetti sul cinema del politically correct e dell’aria di revisionismo storico che sta tirando, anche sui colossal di sempre, da qualche anno a questa parte.

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