Epifania e Befana, in Veneto e non solo

L’Epifania tutte le feste porta via, dice un detto tradizionale del Veneto. E infatti, l’Epifania e la Befana, che cadono nello stesso giorno, chiudono i festeggiamenti dedicati al Natale.

La Befana è una figura folcloristica, tipica del Veneto ma anche del Friuli, Toscana, Marche e Lazio, Emilia e Umbria e poco conosciuta nel resto del mondo.

Si identifica in una vecchia dai vestiti logori, la schiena ricurva, il volto pieno di rughe e bozzi, i denti radi e storti, che vola nel cielo a cavallo di una scopa nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Durante il viaggio, riempirà le calze che i bambini avranno appeso alle finestre delle loro case: dolciumi e caramelle, frutta secca e piccoli doni per i bimbi buoni; carbone o aglio per i bimbi birichini.

La storia della Befana

L’origine della Befana risale ai riti pagani del X-VI secolo a.C. legati alla stagionalità dell’agricoltura, cioè il passaggio dal raccolto dell’anno appena trascorso, al raccolto atteso con l’anno nuovo.

Gli antichi Romani ereditarono questi riti e li legarono ad un periodo di dodici giorni a partire dal solstizio invernale: la morte e la rinascita di Madre Natura. Durante quelle notti, delle figure femminili volavano sui campi coltivati per favorire la fertilità dei terreni e dei raccolti.

Dopo il IV secolo d.C. la Chiesa di Roma condannò riti e credenze pagane come riti satanici. Da allora, la Befana iniziò ad essere associata alla figura di una vecchia o di una strega, che volava su una scopa per purificare le case in vista della nuova stagione.

Passata l’oscurità del Medioevo, la Befana venne riabilitata collegandola alla festività dell’Epifania. I Re Magi, in viaggio per rendere omaggio al Bambin Gesù, chiesero informazioni ad una anziana signora su dove fosse il bambinello. La donna rifiutò di aiutarli, salvo poi pentirsene. Preparò quindi un cesto pieno di dolci e iniziò a cercarli. Non trovandoli, si fermò di casa in casa donando i dolcetti ai bambini che incontrava.

Da qui l’usanza di appendere alla finestra calze vuote o lasciare le scarpe fuori dalla porta, per farle riempire dalla Befana durante la notte.

La Befana di oggi

La Befana come la conosciamo noi, è una vecchina buona e comprensiva con i bambini; più scorbutica e scontrosa con gli adulti che la disturbano.

L’outfit della Befana

La Befana di sicuro non veste alla moda. Porta dei gonnoni lunghi, consumati e rattoppati alla meno peggio. Calzettoni pesanti e scarpe comode, per ripararsi dal freddo. Uno scialle di lana colorata sulle spalle. Un fazzolettone di stoffa pesante o uno sciarpone di lana grossa annodato sotto il mento. La accompagna una scopa, a mò di bastone per camminare, oppure per volare con le ramaglie a fare da redini. Dolciumi, carbone e regali riempiono dei sacchi di juta così mal ridotti da divenire calzettoni, o gerle di vimini, a seconda del paese.

Paese che vai, usanza che trovi.

In Veneto, la giornata del 6 gennaio è dedicata al “Brusar la vecia” di Padova ai “Panevin ” di Treviso. Vengono bruciati su alte pire di paglia o legname dei fantocci vestiti di stracci, per salutare l’anno vecchio e sperare in un anno nuovo buono e ricco.

I “Panevin” sono dei falò propiziatori accesi la sera del 5 gennaio per ingraziarsi l’anno appena cominciato. Sono diffusi nelle zone di Treviso e Venezia, Pordenone e in Friuli col nome di “pignarul”. Sono chiamati anche “panain” e “pìrola-pàrola”.

Davanti al fuoco, gli abitanti del paese si riunivano per riscaldarsi e, guardando le faville salire nel cielo, facevano previsioni sull’andamento dei futuri raccolti. Per fare festa in compagnia, niente di meglio che approfittare dell’occasione per ristorarsi con un buon vin brulè e una fetta di pinza.

La pinza è un dolce tipico della tradizione veneta, legato alla cucina “povera” dei contadini che, con pochi ingredienti, preparavo cibi di sostanza e ricchi di sapore.

Viene preparata tradizionalmente con pane ammollato nel latte, ed arricchito con uvetta e frutta secca, uova e zucchero, farina e buccia di limone. Oppure può essere fatta una polentina con farina gialla e amalgamata con gli altri ingredienti.

Raccontateci la vostra pinza della tradizione!

La Pinza della Pasticceria Pinel di Jesolo
La Pinza della Pasticceria Pinel di Jesolo

La prepareremo seguendo i vostri preziosi consigli.

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