Lo spot antipirateria che utilizzava musica piratata

Non ruberesti mai un’auto.
Non ruberesti mai una borsa.
Non ruberesti mai un televisore.
Non ruberesti mai un film.
Scaricare da internet film piratati è come rubare.
Rubare è contro la legge.
La pirateria è un reato.

Parole che si possono “sentire”, per tanti di noi.

Quando internet è piombato nelle nostre vite, ogni singolo settore ne è stato stravolto. In pochissimi anni il digitale ha soppiantato una marea di oggetti, usanze e routine che apparivano, ormai, scontatamente consolidate: abbiamo, per esempio, detto addio alle schede telefoniche e a bollette salatissime semplicemente grazie a programmi come MSN Messenger, prima, e WhatsApp e Skype, oggi.

Anche il cinema ha vissuto quest’epoca di transizione, e non senza drammi. L’immateriale ed immediata esperienza digitale ha cancellato i noleggi al Blockbuster, le serate passate a scegliere i DVD da portare a casa e anche l’arrabbiatura per aver aspettato un giorno di troppo per riportare i film in negozio. Con l’avvento delle piattaforme di download, poi, la pirateria ha cominciato a vivere un periodo floridissimo: scaricare un film da eMule o Napster era alla portata di tutti, tant’è che da lì si è innescata una vera e propria crisi del comparto che è risultata molto complessa da arginare.

Questo spot antipirateria è sicuramente il più famoso di tutti.

Un breve ed incredibilmente incisivo filmato che appariva in apertura di tantissimi film al cinema e come anteprima di un’infinità di DVD… anche pirata, ironia della sorte. Una pubblicità che si proponeva come spunto di riflessione per instillare negli spettatori un’autocritica volta ad un consumo etico dell’arte cinematografica.

Eppure, la soundtrack pazzesca che fa da sottofondo alle immagini… era piratata!

La vicenda

Tutto è cominciato nel 2006 quando, per un festival del cinema, venne commissionata al musicista olandese Melchior Rietveld la creazione di alcune musiche per uno spot contro la pirateria. Musiche per le quali l’artista aveva autorizzato l’uso per una sola volta, proprio in relazione a quell’evento live.

L’anno dopo, Rietveld acquistò un DVD della serie di Harry Potter, lo inserì nel lettore, si sedette sul divano… e quasi rischiò l’infarto perché, in anteprima, partì lo spot incriminato. Un breve messaggio antipirateria che portava le sue musiche senza il suo consenso e, inutile dirlo, senza che la Buda/Stemra (l’equivalente olandese della nostra Siae) gli avesse pagato i diritti.

Una “dimenticanza” che valeva centinaia di migliaia di euro.

La cosa, com’è immaginabile, finì in tribunale. Rietveld ricevette un primo rimborso di 15mila euro, ma ritenne la cifra del tutto inadeguata: secondo il tribunale di Amsterdam, lo spot era già apparso almeno in 71 DVD commerciali, in Olanda e all’estero, oltre che nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

Nonostante la Buda/Stemra abbia cercato di far passare tutto in sordina, la sua exit strategy non fu delle migliori: il comitato direttivo, nella persona di Jochem Gerrits, propose un accordo al musicista che inasprì ancora di più lo scandalo, prevedendo la cessione del 33% dei diritti; Gerrits, alla fine, si vide costretto alle dimissioni.

La vicenda si è chiusa solo nel 2012 con una condanna dell’agenzia a un indennizzo di 20mila euro per negligenza, da aggiungere al risarcimento delle spese legali.

D’altronde, la pirateria è un reato.

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