In Aeternum, il nuovo thriller di Gianluca Versace e Tommaso Fiorentini

Trame misteriose, intrecci simbolici per un romanzo dall’anima tutta noir, edito da Leone editore
(Collana Mistèria). Primo romanzo dell’autore ambientato a Padova.

Cari lettori, ho avuto il piacere di intervistare per voi il giornalista, scrittore e conduttore televisivo Gianluca Versace, volto noto della televisione italiana. Un artista a tutto tondo, dall’anima sensibile, personalità rara nel mondo della comunicazione di oggi, di quelle che ascolteresti all’infinito con avida curiosità.

Questa è la storia di un romanzo scritto a quattro mani, assieme al noto ottico padovano Tommaso Fiorentini. Un libro che è stato partorito durante un periodo particolare quale l’emergenza Covid, la quarantena
forzata, dunque, ha saputo offrirci anche qualcosa di bello.

Gianluca Versace si racconta

Caro Gianluca, tu ne hai scritti numerosi di libri, ma svelaci un segreto: come nasce un libro?

Io credo che la fonte di ispirazione sia sempre qualcosa di enigmatico ed insondato, tuttavia persino un percorso così ideale può essere razionalizzato, proprio come è accaduto a me che – in un certo senso – sin da fanciullo sono stato “educato dall’immaginazione, ho sempre viaggiato dandole la mano”.
Questo viaggio immaginifico spesso porta a delle idee e, durante le sue tappe, ho cercato di ricordare quello che vivevo, come dicono i pellerossa “ricorda quello che vivi, altrimenti rischi che te lo porti via il vento”.

C’è poi da dire che il momento dell’ispirazione è un lampo, folgorante, e se non lo segui nell’immediato svanisce come una bolla di sapone. La bravura sta nell’essere folli e nell’affidarsi a quel sentimento di trasporto verso l’invisibile. Va fissato più velocemente possibile per poi svilupparlo, anzi darne una forma come fece Pigmalione.
Il processo di creazione è un’operazione di genesi per nulla banale, dove nel creare si finisce per conoscere anche le proprie ombre. In fondo, lì dove abita la paura cresce anche ciò che salva.

Una risposta meravigliosamente ispirata, direi. Questo romanzo ha una base storica notevole, perché avete voluto dargli questa impronta?

Tommaso Fiorentini, noto ottico padovano, è un grande appassionato di Prima Guerra Mondiale e di ricerca di reperti. Io sono cresciuto a Monfalcone, quindi ho vissuto la mia infanzia ed adolescenza nell’abitudine di esplorare quei territori del Carso isontino. La vita ha fatto poi il suo corso, intrecciando i nostri sentieri tra casualità e sincronie.
Tommaso ha avuto l’idea e mi ha detto la fatidica frase da cui poi è partito tutto: “Ho un’idea“. Tuttavia, lui era consapevole che necessitava di un appoggio nella scrittura e così si è creato questo legame artistico tra noi, per me molto soddisfacente.

Lui era già un mio lettore, aveva apprezzato i libri che ho scritto con Franco Trentalance. Potrei definire questo romanzo con un aggettivo particolare ma esplicativo: “contaminato“, contaminato perché scritto a quattro mani, ma anche perché si tratta sia di un Thriller che di un romanzo Fantasy. Quindi, si tratta di un libro di avventura nel senso più puro, qualcosa che si costruisce in un divenire fisico, rocambolesco e squisitamente misterico.

Pensate che quando l’ho consegnato a Leone editore ha esordito affermando che sarebbe stato un grande successo commerciale che, diciamoci la verità, non è proprio un’offesa al giorno d’oggi.

Direi che la storia di creazione del libro è entusiasmante quasi quanto la trama. A tal riguardo, qual è il main theme di questo romanzo?

È una storia davvero piena di intrighi quella che si sviluppa tra le pagine di questo thriller/fantasy perché è piena di colpi di scena.

Il tutto parte da un ritrovamento di un enigmatico oggetto con degli “strani poteri”, da quel fatidico momento si avvicendano accadimenti che porteranno i protagonisti ad affrontare situazioni che sconvolgeranno le loro esistenze, e non solo. Da sottofondo, l’infinito contendersi tra le due forze antagoniste, il Bene ed il Male, con un finale
inaspettato
e assolutamente interessante per gli amanti del genere. Una trama curiosa che a livello simbolico offre degli spunti di riflessione al lettore su questioni ancora aperte.

Dove hai voluto condurre il lettore, sviluppando un trama così potente e così significativa?

Ho voluto gettargli un guanto di sfida, far sì che si lasciasse trasportare dalla catena di eventi che si susseguono tra le pagine, aventi come fil rouge un elemento casuale e causale: l’imprevisto. Il grande imprevisto che ti stravolge l’esistenza da un giorno all’altro. Questo può capitare o capita a tutti noi.

È anche però un libro divertente, lasciamelo dire. Sono oltre quattrocentocinquanta pagine e ho voluto che i miei lettori si potessero anche divertire leggendolo, un libro che non fosse solo per professionisti della lettura. Ho citato una frase a me cara tratta dal romanzo di Tabucchi “Sostiene Pereira” : “La vita è fatta di aria e del resto anche noi non siamo nient’altro che un soffio”.

Ecco, se devo fare una sintesi di cosa ho voluto trasmettere a chi mi legge, da un lato, sicuramente la fragilità della nostra condizione umana e per certi versi la miseria di dover convivere con la consapevolezza del finito e che ognuno di noi si dissolverà o vedrà i suoi cari dissolversi, dall’altro la forza – invincibile – del germe dell’immortalità che ci abita e che, quando è il momento, può rendersi palese rivelandosi.
È un libro fatto di elevazioni spirituali e misere bassezze, di contrapposizioni e luci improvvise: una metafora di vita. Come diceva Pascal, l’uomo è in uno stato di perenne sospensione tra grandezza e miseria, tra ignoranza assoluta e sapienza luminosa.

Io ho voluto semplicemente “dare il La” a qualche fruttuosa intuizione.

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