Teatro e TV: Nicola Rignanese si racconta

Nicola Rignanese è un attore da palcoscenico teatrale ma che in tv e al cinema riesce ad interpretare ruoli difficili, amati, odiati e simpatici puntando tutto sulla sua mimica, sulla voce e sulla bravura nell’uso studiato dei dialetti.

Nel 1991 consegue il diploma alla Scuola di arte drammatica Paolo Grassi di Milano e, nello stesso anno, iniziano subito per lui grandi prove cinematografiche, teatrali e televisive. Apprezzato nei film con l’attore, regista e amico Antonio Albanese, “Uomo d’acqua dolce”, “Cetto c’è senzadubbiamente” e “I Topi”, la serie tv diretta e interpretata da Albanese, un capolavoro di ironia dove Nicola Rignanese interpreta U Storto, un personaggio grottesco capace di suscitare emozioni contrastanti.

Nicola Rignanese, negli anni, è stato diretto da tanti registi tra cui Carlo Mazzacurati, Marina Spada, Alessandro Siani, Giulio Manfredonia, Kenneth Mercken. In tv abbiamo apprezzato la sua verve comica ma tante sono state le fiction nelle quali ha dato straordinarie prove drammatiche come “La mafia uccide solo d’estate” di Luca Ribuoli, dove interpreta Boris Giuliano. Brillante nei suoi ruoli da siciliano come “Questo nostro Amore“, attualmente è nel cast del Paradiso delle Signore sulla Rai dove interpreta Giuseppe Amato, siciliano degli anni ’60. Personaggio non facile attraverso il quale l’attore dimostra la bravura indiscussa nell’interpretare personaggi forti e complessi come lo stesso Giuseppe del quale ci racconta la sua visione.

Giuseppe Amato è un personaggio che sicuramente agita le puntate del Paradiso delle Signore. È entrato nel cast a dicembre, prima c’era stato ma per poco. Da mesi Giuseppe è tornato a Milano dopo una assenza forzata per colpa della mafia, ma rientrando non ha trovato nulla della sua famiglia. Agnese, sua moglie, è un’altra donna, evoluta, cambiata e innamorata di un’altro uomo anche se lui ufficialmente non sa e lei non dice e non fa capire ed è rientrata nel ruolo di moglie, cercando con lui anche un punto per ripartire. Giuseppe è un uomo che vuole solo la sua famiglia e sua moglie. Ma è un personaggio un po’ ruvido, non raffinato che ancora non ha avuto quel processo di evoluzione che, invece, è iniziato nel figlio Salvatore con il quale vive degli scontri sono piuttosto accessi. Giuseppe Amato, però, è un uomo che sa sorprendere“.

Due chiacchiere con Nicola Rignanese

Lei ha fatto molto teatro, molto cinema e ora la soap, com’è lavorare in una produzione con ritmi così lunghi e impegnativi, con un impegno giornaliero?

È come fare il gioco più bello del mondo e farlo tutti i giorni. Una grande fatica psico-fisica con il vantaggio di riuscire a mantenere una freschezza che a volte perdi quando fai tanti ciak. Seguendo il ritmo giornaliero e molto serrato riesci a mantenere più freschezza nelle battute, fai quelle che sono più immediate. L’importante è lavorare bene e sorprendere, approfondire. Avevo già lavorato per delle fiction, questa è più lunga e può essere una grande palestra.

Nel cast del Paradiso delle Signore molti degli attori sono giovani, com’è lavorare con tanti giovani, alcuni anche alle prime esperienze?

Nicola Rignanese ne "Il paradiso delle signore"

Bellissimo e interessante, questi attori hanno vent’anni e hanno il peso di una serie tv sulle spalle. Non è da tutti, per farlo ci vuole un buon equilibrio mentale. Il set giornaliero è un ritmo pesante, sono ragazzi responsabili e professionali. Questi giovani si impegnano, si fidano e riescono anche a cogliere suggerimenti da chi ha più esperienza e questo è uno scambio interessante, molto bello.

Cosa vuol dire per lei fare il lavoro dell’attore?

Il lavoro dell’attore richiede empatia, calma, pazienza, disponibilità, studio. Devi saper condurre, devi sapere cedere il passo quando è il momento. Devi saper emergere e nasconderti quando è il momento. È un lavoro di grande equilibrio, dove però deve venir fuori la componente umana, perché si sta per tante ore, tanti giorni a contatto con le persone, con le quali condividi il set ma anche tanti altri momenti della vita privata e non puoi non portare con te la componente umana; anche perché, alla fine, in ogni personaggio porti un pezzo di te stesso.

Il suo rapporto con i social?

Inesistente. So che qualcuno si spaccia per me, vedo che lo fa senza fare danni. So che il personaggio di Giuseppe Amato è molto presente nelle discussioni sui social, qualcuno lo ama quindi va bene, però devo dire che c’è anche chi mi ferma per strada, mi fa i complimenti ma dice pure che Giuseppe Amato deve andare via e lasciare libera Agnese. Vede, interpretare un personaggio buono è più facile, interpretare un personaggio difficile però ha il suo fascino.

Da mesi ormai, per effetto della pandemia, i teatri, i cinema sono chiusi. Il settore culturale completamente fermo. Lei, da attore soprattutto teatrale, come vive questo definito da qualcuno come un gap culturale importante?

Malissimo. Ingiusto. Non voglio fare politica e non dico niente di nuovo, ma penso che averci tenuto fuori dalla cultura non ha risolto nulla. Il teatro ha dei posti stabiliti, quindi invece di stare per strada si poteva in sicurezza andare a teatro. Sono stati chiesti e fatti degli sforzi al cinema e ai teatri per adeguarsi alle norme, è stato fatto tutto e non è servito, senza dimenticare che la cultura è un punto da non sottovalutare nel nostro pil interno. Tutto ciò che è chiuso e che riguarda la socialità e la cultura sta creando disagio, ha generato apatia. I ragazzi senza scuola, senza sport sono condannati ormai da più di un anno al divano, alla tv, ai tablet. È un disagio, economico, sociale e culturale importante. Il nostro settore non è stato tutelato, come se dietro a questi settori non ci fossero famiglie, come se il lavoro di chi genera cultura non sia un lavoro degno di essere sostenuto e ritenuto importante. È stata una batosta dalla quale difficilmente ci si riprenderà. L’intrattenimento è uno sfogo per il corpo e per l’anima fondamentale. E noi addetti ai lavori forse avremmo dovuto farci sentire. Si è parlato alla pancia e non alla testa delle persone. Non pensare alla cultura, ai teatri, al cinema è stato un pessimo esempio.

Sarà ancora nei panni di Giuseppe Amato nella prossima stagione de Il Paradiso delle Signore, ma per il futuro di questo Paese cosa vorrebbe?

Sicuramente più attenzione per la cultura. Mi piacerebbe che, da questa esperienza che il Covid ci ha costretto a vivere, imparassimo solo cose positive. Per esempio, argomenti inerenti l’igiene, l’inquinamento atmosferico, avere più tempo per noi stessi per alimentare il futuro con cose buone. Bisogna alimentare la speranza. Insomma, trarre esperienze nuove da ciò che abbiamo vissuto per effetto della pandemia e farle diventare opportunità per i nostri ragazzi.

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