Le tradizioni pasquali del Friuli-Venezia Giulia

La Pasqua è, indubbiamente, una delle feste più sentite ed attese dell’anno, insieme al Natale.

Ogni Paese ha le sue tradizioni e, in italia, tutte le regioni propongono in tavola le proprie “certezze” culinarie, dal dolce al salato, passando per ricette innovative e sperimentazioni particolari.

Nell’ambito delle Tre Venezie, il Friuli-Venezia Giulia ha sicuramente una ricca consuetudine a base di leccornie e genuinità da scoprire!

Siete pronti? Partiamo insieme per questo viaggio enogastronomico virtuale.

I sapori della Pasqua del Friuli-Venezia Giulia

Le tradizioni enogastronomiche di questa regione sono moderne ma anche molto antiche, si tramandano di generazione in generazione e sono preziosamente contaminate dai contributi apportati da tanti popoli passati per i suoi territori. Tutti i piatti pasquali affondano le radici nella storia e nel folklore.

Esploriamone i dettagli con l’aiuto del PromoTurismoFVG!

Brunch pasquale

Prosciutto cotto nel pane, tradizioni pasquali Friuli-Venezia Giulia

Quello che oggi chiamiamo brunch è una sorta di intersezione tra uno spuntino e una merenda, tra un aperitivo ed un pranzo vero e proprio.

In effetti, l’usanza per la Pasqua era quella di benedire i cibi del primo vero banchetto post-Quaresima, quello che si consumava subito dopo la Santa Messa. Cosa prevedeva?

Innanzitutto il magri cuet, il prosciutto cotto nel pane: una ricetta di origine austroungarica in cui protagonista è il prosciutto “di Praga” (che, in realtà, è nato a Trieste!), un prosciutto di suino cotto generalmente con osso, leggermente affumicato, venduto caldo e tagliato a mano, accompagnato da fiori di finocchio o radice di rafano grattugiata.

Altro ospite quasi fisso di questa merenda pasquale era la gelatina di maiale (ottenuta soprattutto da piedini e orecchie di maiale e ginocchia e stinchi di vitello), servita con una decorazione fatta di una foglia di alloro, grani di pepe e fettine di uova sode: una preparazione esclusiva della zona del Carso, del Collio, di Gorizia, di alcune parti del Friuli e di Trieste.

Da menzionare anche il “Truc“, un antico rito pasquale, praticato almeno dal XVIII secolo, che consiste nell’approntare un catino di sabbia digradante, dalla caratteristica struttura ovale, in cui si far scendere, seguendo delle precise regole, le uova colorate con l’intento di farle toccare tra loro.

Pranzo pasquale

cjarsons, tradizioni pasquali del Friuli-Venezia Giulia

Quando si parla di cjarsons si pensa alla Carnia ma, in realtà, in tutto il Friuli-Venezia Giulia erano considerati il piatto delle feste di Pasqua già dal 1377: era la Pasca di cjalçons.

Si tratta di una tipicità incredibilmente diffusa in tutto il territorio ed il circondario – un primo piatto che richiama alla mente lo stesso concetto degli agnolotti e dei ravioli – ma, ad oggi, non è mai stato possibile arrivare ad ottenere un’unica ricetta: ogni famiglia custodisce il segreto della propria speciale preparazione.

Merenda pasquale

Voglia di uno spuntino?

La merenda pasquale, in Friuli-Venezia Giulia, si articola intorno al pistun (anche conosciuto come Gorizia fulis o velikonočne fulje), un piatto che mescola dolce e salato: si tratta di polpettine allungate a base di pane raffermo che vengono cucinate nell’acqua di cottura del prosciutto e farcite con uva passa, zucchero, pinoli, erbe fresche, uova, erba cipollina, cannella, noce moscata e aglietto selvatico. Incredibilmente aromatiche!

E sono così buone che vengono spesso proposte anche in occasione dei matrimoni, servite a casa dello sposo prima della cerimonia.

Dolci pasquali

Pinza, tradizioni pasquali del Friuli-Venezia Giulia

Che Pasqua sarebbe senza dei dolci tipici a celebrarla?

Iniziamo dalla pinza, un pandolce incredibilmente soffice che è talmente diffuso che “Bona Pasqua, bone pinze” è l’augurio che ci si scambia a Trieste e Gorizia durante queste giornate di festa. Una ricetta apparentemente semplice ma che richiede tantissimo sforzo fisico per la lavorazione dell’impasto e una cottura che, ai tempi delle cucine a legna, risultava difficilissima; non erano in pochi, infatti, a rivolgersi al fornaio di fiducia per completare l’opera. Da qui, le scene antiche di donne che, ogni Venerdì Santo, portavano in giro le loro pinze coperte da un tovagliolo e adagiate su assi di legno; le più diffidenti mettevano persino una moneta all’interno dell’impasto o lo identificavano attraverso dei segni particolari, per essere certe che il proprio lavorato non venisse reimpastato con quelli altrui… anche per una questione di peculiarità ed unicità!

E non è tutto, perché la versatilità delle pinze è pazzesca!

Con la stessa pasta, infatti, si confezionano anche i frati (detti anche titole, tičica o menihi), trecce di pasta lievitata che racchiudono un uovo sodo, a volte colorato di rosso, il tutto in una sagoma che è fatta per richiamare quelle dei chiodi usati nella crocifissione e dei sassi macchiati di sangue del Calvario.

Vini dolci

Queste leccornie vengono tradizionalmente accompagnate dai due vini dolci più famosi e apprezzati del Friuli-Venezia Giulia: i DOCG Ramandolo e Picolìt. Il primo, in particolare, può essere prodotto soltanto in una sottozona tra i territori comunali di Nimis e Tarcento in provincia di Udine, vicino al paese da cui prende il nome; il secondo, invece, si ottiene dalle uve vendemmiate in tutto il comprensorio collinare.

Dove trovarli? Le cantine che li producono sono inserite nell’itinerario “Da noi sui colli” della “Strada del Vino e dei Sapori” proposta dal PromoTurismoFVG: un’esperienza slow tra le dolci colline dei Colli Orientali.

Buona Pasqua!

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