Un puntino in mezzo al mare Adriatico è il terroir in cui le uve del vino bianco di Sansego trovano riparo per aggrapparsi al terreno sabbioso che le caratterizza, portando ai nostri calici un uvaggio che ci inonda di aromi e profumi colorati.
Parlare di vino e mare per me è come per uno storico dell’arte raccontare il turbinio di luce che scaturisce dalle opere di Turner. Sturm und drang da cui emerge il desiderio dell’impossibile; la sensazione di irrequietezza appagata dalla vista delle acque salmastre e dall’intensità delle uve che ci crescono vicine; la follia, o genio, che fa compiere all’uomo scelte improbabili, come quella di coltivare 30 ettari di vigneti in un’isola ferma nel tempo. Uve solcate dal sale, sferzate dal vento, bruciate dal sole, che regalano vini che a me piace definire colorati. Per dare una breve immagine di come li percepisco, si pensi alla foto di Burano pubblicata qualche giorno fa sul nostro network: accozzaglia stupendamente miscelata di colori, vivi, penetranti, accompagnata dalla quiete del canale che li divide.
Ed è proprio da Burano, dalla Laguna e da Venezia che partiamo oggi per navigare per mare ed approdare a Susak, o Sansego.
Domus Susak
Quest’isola in mezzo all’Adriatico è la sede di Domus Susak, di proprietà della famiglia Cosulich, trevigiani di origini lussinesi, a noi conosciuta per la cantina Tenuta di Collalbrigo. L’azienda ha una storia romantica, che rispecchia lo spirito dell’isola che la ospita. Acquisita alla fine degli anni ’90, ha riportato i Cosulich a quelle che sono le loro origini e a coltivare viti in modo biologico, che più biologico non si può.
Sansego è un puntino in mezzo al mare, l’isola più a ovest di tutta la Croazia, miraggio per i navigatori che si vogliono spingere a sud dell’Istria e affrontare il Quarnaro. Qui si attracca, non c’è altro modo per arrivarci. Non esistono auto, le strade sono battute o lastricate con del semplice cemento. Oppure ci sono scale, tantissime scale. Ogni tanto si sente qualche rumore di motorino, ma quello che riecheggia nella baia che ci accoglie è il vociare di bambini e le onde di risacca, miste a qualche motore di scafi che ormeggiano.
A differenza della quasi totalità delle isole della costa dalmata, Sansego è un’isola di sabbia. Il mare qui ha un colore particolare, arriva delicato a lambire questo cumulo di terra farinosa, creando decine di metri di secca che si trasformano in una piscina naturale. La sabbia la si ritrova polverosa nelle camminate dell’entroterra, segnata nelle alte pareti che proteggono i gavitelli da Scirocco, Ostro e Libeccio. E Domus Susak è sulla sabbia che fa crescere le sue viti, producendo un vino di mare. Il lavoro è manuale, le cisterne sono in vetroresina. Qui il mare detta legge anche a terra.
Come un bambino che fuori dagli schemi sobbalza sui suoi piedi e corre alla ricerca di novità ed emozioni, è qui che mi sono ritrovata a rimirare l’infinto orizzonte interrotto dal verde delle sue vigne. La fatica della camminata sotto ad un sole cocente, la luce accecante riflessa sulle pareti di sabbia che ad un solo tocco di dito si disegnano, i profumi di terra secca e di estate torrida si sono improvvisamente disciolti di fronte alla piccolezza che si prova nel rimirare un vigneto che si tuffa nell’infinto mare.
Così è il vino bianco di Domus Susak. La versione più semplice, Sansego Bianco Apsyrtides, è un uvaggio di sauvignon blanc, moscato giallo e chardonnay che riempie il degustatore di sensazioni che lo fanno entrare in un vortice colorato. I profumi di cappero, origano, timo sono lo schiaffo che arriva dal mare che ti risveglia, la frutta gialla ci fa quasi arrivare sognanti ai tropici, camomilla e miele ci placano e rassicurano. La sapidità tinge di giallo le papille gustative, la freschezza riporta la brezza marina grigio-azzurra, l’alcolicità dona un tocco di rosso carminio, il finale lungo riporta a quel vigneto, di fronte al quale ci si perde e ci si sente piccoli, ma infiammati di voglia di creare, viaggiare, muoversi. Capaci di rendere reale l’impossibile. Come chi ha costruito Burano e chi ha coltivato vigne in un’isola dispersa nel bel mezzo del mare Adriatico.
Parole che accarezzano il palato, viene istintivo leccarsi le labbra, immaginando perfino l’aroma