Fabio Falzone: intervista al volto di Effetto Notte di TV2000

Il cinema è fatto per tutti coloro la cui curiosità è il più grande difetto”; così affermava Claude Lelouch e, in effetti, il cinema è tutto ciò che nasce e si sviluppa con la curiosità, l’immaginazione, la fantasia, la scrittura e la recitazione. Nell’immaginario collettivo, la macchina cinematografica è costituita da attori registi, produttori e spettatori; c’è però chi di cinema se ne occupa scrivendo, studiando, parlandone e, il più delle volte, chi scrive o parla di cinema è spinto soprattutto dalla passione. Ed è stata proprio la passione ciò che ha spinto fin da ragazzo Fabio Falzone ad occuparsi di cinema. 

Giornalista professionista, da anni ormai volto di TV2000, Fabio si è laureato in Scienze Politiche Internazionali, la gavetta per diventare giornalista. Cronaca cittadina, Tele Regione. L’esperienza nell’agenzia stampa SIR della Cei e, dal 1998, Sat2000. Membro del Consiglio Nazionale del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, che tra l’altro assegna ogni anno i “Nastri d’Argento”… e il cinema?

Una costante nella sua vita.

Fabio Falzone a Effetto Notte

Oggi lo racconta nel suo programma Effetto Notte in onda ogni venerdì in seconda serata su TV2000, ma come è nata questa passione?

Fin da bambino, la sala cinematografica era il luogo dove poter sognare, dimenticare e immergermi in una nuova dimensione. Erano ore bellissime anche se per me il cinema non era solo vedere film, ma anche studiare, leggere molto e, quindi, vedere i film su bobina dopo magari essermi documentato su quel che andavo a vedere. Quando ho finito il liceo avrei voluto studiare cinema all’Università ma poi, come scelta più ponderata e più sicura, ho fatto scienze politiche internazioali. Ma il cinema è stato sempre nella mia testa. Quando nel 1998 a Sat2000 ho iniziato a proporlo, non è stato subito facile; poi, però, grazie all’opportunità della tv, altra mia passione, ho deciso di puntare su argomenti culturali e quindi mi sono fatto strada e sono riuscito a creare qualcosa che declinasse il cinema in tanti modi. Non l’ho mai abbandonato, pur occupandomi di altro.

Ha un genere o un film preferito? Cinema italiano, americano, orientale?

Guardo tutti i generi con la stessa curiosità. Mi è sempre piaciuto Dario Argento e dei suoi film quello che preferivo da ragazzo era Profondo Rosso. Guardarlo mi dava una scossa che mi impauriva e nello stesso tempo mi emozionava.

Degli ultimi anni, il film La La Land di Damien Chazelle con Ryan Gosling e Emma Stone è tra i miei preferiti.  È stato candidato a quattordici premi Oscar, è un film con uno stile nuovo che unisce cinema e intrattenimento senza però cadere in scene banali o recitate male: lo trovo completo pur essendo molto goloso di cinema orientale. Trovo che soprattutto il cinema coreano abbia un linguaggio sofisticato e una grande capacità di esplorare, per esempio, il mondo della criminalità. I coreani sono molto bravi a produrre film che indagano o che hanno al centro il tema della corruzione. Il cinema di Hong Kong è stato uno dei più originali del mondo. I film della Hallyu sono concepiti e realizzati da due generazioni di cineasti e la sua influenza è fortissima. Quello che mi appassiona di meno è il cinema americano, poca arte e troppo marketing, a parte il cinema indipendente dove i contenuti hanno un valore.

Effetto Notte: dentro il cinema”, ogni venerdì in seconda serata su TV2000 un vero e proprio viaggio dentro il cinema con chi il cinema lo fa. Come è nata l’idea della tua trasmissione? 

È un format diverso, parte dal cinema ma poi diventa un incontro intimo. I protagonisti del cinema si raccontano attraverso la loro arte e lo fanno senza la velocità che molte volte la Tv impone. Il format è nato intorno al 2002, poi nel 2006 è cambiato il palinsesto e a me è venuta l’idea di Effetto Notte: all’inizio era partito come un grande talk, ci sono state varie fasi; poi è arrivata la linea, che è quella attuale, dell’intervista confidenziale e funziona. Piace al pubblico e agli intervistati perché dietro c’è un lavoro di conoscenza, di studio e grande passione per ciò che raccontiamo.

Il maestro Mario Monicelli diceva: “Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente”. Le parole di Monicelli sono attualissime, è quasi un anno che le sale cinematografiche sono chiuse per effetto della pandemia e l’industria cinematografica si è spostata ormai sulle piattaforme. Ci sarà un futuro per il cinema in sala?

 Sono un po’ pessimista e anche antico, ho scoperto le piattaforme e come tutti ne faccio uso, ma mi manca il cinema. Il piacere della sala, di condividere un film con lo schermo grande, le luci, la musica.

Il cinema deve riaprire, ma dobbiamo mettere in conto che molte cose cambieranno, sopravvivranno le sale molto specifiche, quelle che saranno in grado di offrire un prodotto diverso e di nicchia oppure i multiplex che hanno dietro la forza dei grossi gruppi; la vedo più difficile per i piccoli esercenti, magari con sale non rinnovate, dovranno ritrovare il loro pubblico ma molti rimarranno sulle piattaforme che non potranno sostituire il cinema, perché il prodotto pensato per questo tipo di distribuzione nasce con un linguaggio diverso. Sono sopratutto serie Tv, scritte bene ma con un lavoro di riprese diverso, con un ritmo sia di montaggio che linguaggio diverso, pensato per un pubblico specifico e quindi con altri mezzi e altri budget economici. È un mercato che permette a molti, con un abbonamento, di vedere i film, e ad intere famiglie, con lo stesso costo, di guardare più cose. Ma manca il rituale della socializzazione.

L’intervista che l’ha emozionato di più e quella che le ha lasciato un po’ di delusione.

Ho il ricordo molto forte di Maryl Streep che ho intervistato in occasione del film “Mamma Mia!“, è sempre stata un mito per me, è una grande attrice anche durante le interviste. Ho intervistato Tom Cruise, ecco da lui mi sarei aspettato un’altro tipo di emozione ma va bene così. 

Fabio Falzone
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