Arte e magia a Palazzo Roverella: una mostra che ancora parla

Arte e Magia: il fascino dell’esoterismo in Europa“, un titolo evocativo e mistico che riesce a donare una chiara immagine di una delle più recenti mostre esposte a Palazzo Roverella, di cui oggi vi parlerò nell’impossibilità di visitarne dal vivo, atteso il momento storico.

Un percorso di indagine proteso alla scoperta dei rapporti tra le correnti esoteriche presenti tra il 1860 e gli anni susseguenti la prima guerra mondiale. Un intreccio speciale tra il pensiero magico irrazionalista e la sua capacità di farsi spazio tra le arti figurative nel fin de siècle.

Occultismo e simbolismo

Le sale di Palazzo Roverella hanno dato luce al movimento simbolista con una grazia atipica e profonda, la mostra riesce a sottolineare come l’occultismo – vissuto con serietà scientifica – sia stato un luogo culturale fondamentale per poter dar vita ad un esteso mosaico di raffigurazioni, sculture e grafiche degne di nota.

Il matrimonio mistico tra occultismo e simbolismo ha permesso all’artista di vivere una perdita malinconica tra le strade di mondi fantastici, oscuri, misterici, artisti perennemente tentati da forme di bellezze perverse e oscure demonoloatrie.

I Paesi che più apprezzarono queste inclinazioni furono la Francia e il Belgio, dove si registrò spesso un incrocio tra arti figurative e letterature dedicate all’occultismo.

All’epoca, la moda esoterica fu talmente gradita che in poco tempo il volume di Alfred Schurè “I grandi iniziati” divenne una sorta di Bibbia per gli aspiranti discepoli della nuova dottrina.

La mostra si preannuncia con Arpocrate che ricorda il cosiddetto “segno iniziatico”, cioè il dovere di silenzio: il gesto evocativo della mano o del dito posto davanti la bocca è magistralmente illustrato da opere di Hawkins, Boleslas Biegas, Pierre Fix Masseau.

Il percorso si muove poi verso l’indagine dell’architettura esoterica, soffermandosi sul concetto estetico di tempio e di altare con attenzione critica alle allusioni simboliche spesso nascoste tra un’architrave e l’altra.

La parte più oscura – in senso animico – della mostra è stata rappresentata dall’esposizione di quegli autori che si sono dedicati allo studio degli archetipi dell’inconscio collettivo, temi cari alla psicologia alchemica di Carl Gustav Jung. Mi riferisco alle opere di Johannes Itten, Marcel Duchamp e Julius Evola.

La dottrina spiritistica a fine Ottocento prende forme sempre più intense tanto da divenire anche oggetto di raffigurazioni figurative, una sala della mostra era interamente dipinta di un rosso fuoco ed accesso, presentava non solo un tavolo per sedute spiritiche ma anche due dipinti inquietanti ed inquieti che accolgono lo spettatore in una dimensione dove il tempo sembra divorare lo spazio. Una saletta dalle forti energie, indefinita ed indefinibile.

Altro punto degno di nota dell’esposizione è stato, a parer mio, il manifesto originale dei Rosa Croce, emblema del cosiddetto Rinascimento Occultista al quale aderirono grandi nomi del giornalismo, della letteratura e della musica, come Erik Satie.

Un tragitto composto di undici sezioni, ognuna avente un suo specifico significato, ognuna con un segreto da svelare e tutelare, al contempo.

La mostra a Palazzo Roverella non solo si conferma uno prezioso scrigno di bellezza ma anche un luogo magico, in grado di svegliare le coscienze collettive riguardo temi dimenticati eppure incredibilmente vivi.

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