Antonella Attili: ritratto di un’attrice mai uguale a se stessa

Talentuosa e versatile, intensa, capace di declinare l’emozione sia in senso tragico che in senso comico. Antonella Attili in scena è la perfezione tecnica, è la capacità di far amare personaggi anche difficili e fuori dall’immaginario collettivo rendendoli unici e mai simili. 

Del resto si sa, il lavoro dell’attore è quello di attraversare diversi stati d’animo in tempi molto brevi, durante i quali deve catturare l’attenzione del pubblico e farlo immedesimare fino a farlo diventare parte della scena.

Ed è rimasta impressa in ognuno di noi quella donna che cammina in mezzo alle macerie di una città sventrata dalle bombe della seconda guerra mondiale, tenendo per mano il piccolo Totò. È una madre sola e disperata con due figli piccoli, la guerra le ha portato via il marito condannandola alla solitudine. L’immagine di quella madre così intensa ed emozionante, che ha fatto il giro del mondo, è una giovanissima e bella Antonella Attili in Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore. Il film vince l’Oscar come miglior film straniero nel 1989.

Da “Nuovo Cinema Paradiso” a “Il Paradiso delle Signore”, la soap di Rai Uno record di ascolti

Dopo il suo esordio, Antonella Attili torna per altre due volte sul set con Giuseppe Tornatore: in “Stanno tutti bene – nel 1990, con Marcello Mastroianni – e in “L’uomo delle stelle“. Nel 1996, Anthony Minghella la vuole per un piccolo ruolo nel suo film “Il Paziente Inglese“.

Nel corso della sua lunga carriera è diretta da grandi registi del cinema italiano e straniero: Pupi Avati, Ettore Scola, Margarethe von Trotta, Fatih Akin, Stefano Sollima, Antonello Grimaldi, Marco Ponti.

A gennaio del 2020 è accanto a Checco Zalone nel ruolo della signora Lella, la madre del protagonista del film “Tolo Tolo“. Un percorso artistico lungo e pieno di esperienze importanti, tanti ruoli sempre diversi e articolati al cinema come in Tv e a teatro.

Da tre stagioni è nel cast della soap “Il Paradiso delle Signore” – in onda dal lunedì al venerdì su Rai Uno alle 15.55 – con il ruolo di Agnese Amato, un donna del sud, madre di tre figli e moglie di un marito scappato in Germania e mai più tornato. Nel 1960, la donna decide di trasferirsi dalla Sicilia a Milano per ricongiungersi con i suoi figli e mantenere unita la famiglia di cui diventa punto di riferimento. Agnese, però, è una donna a volte ingombrante e a volte severa. Una madre premurosa e generosa molto devota e molto saggia. Accetta la nuova vita e abbraccia l’evoluzione sociale e culturale che incontra al nord. È l’espressione dell’emancipazione femminile. Inizia a lavorare come sarta nell’atelier del Paradiso delle Signore e incontra l’amore. Dopo la delusione dell’abbandono da parte del marito, Agnese si affida e riesce ad aprire il suo cuore ad un altro uomo, Armando (Pietro Genuardi), un ex partigiano, comunista, ateo e milanese. Sarà la loro differenza culturale, linguistica ed emotiva a farli avvicinare. Agnese trova il coraggio di concedersi nuovamente all’amore, non è più solo madre ma una donna passionale e innamorata che decide di vivere questo legame nonostante la paura e l’angoscia di essere scoperta. Siamo nel 1961, il divorzio non esiste, il matrimonio è quindi indissolubile, ed è per questo che Agnese vive in una zona di transito tra la gioia per il suo Armando e la paura del giudizio altrui e del peccato. 

Cosa rappresenta per Antonella Attili il  personaggio di Agnese Amato?

La mia vita, per trentotto anni, è stata sempre un punto e a capo. Ho iniziato giovanissima a fare questo mestiere, non ho mai pensato di fare altro, ho sempre voluto fare solo l’attrice e non è stato facile. Mi sono impegnata tanto, mi sono formata direttamente sul campo passando dal teatro brillante a quello impegnato, dal teatro d’avanguardia a quello contemporaneo, interpretando tanti ruoli. Ho recitato il tragico, il comico e il drammatico. Ho lavorato molto ma non mi sono mai potuta adagiare su niente, ho dovuto sempre ricominciare, fino ad Agnese Amato. Sono molto grata a questo personaggio perché mi ha permesso di dimenticare il mio punto e a capo. Agnese è stata una conferma sotto tanti punti di vista. Io sono innamorata di questo personaggio perché ho messo tanto di me: in lei ci sono tutte le mie passioni, le mie sconfitte, le mie sofferenze, le mie emozioni di donna, di attrice e di madre. Il personaggio di Agnese Amato mi sta regalando anche una popolarità che prima non avevo. La notorietà non mi è mai interessata e non l’ho mai cercata, ma con Agnese è arrivata.

“Nuovo Cinema Paradiso”, “Io che amo solo te”, “Romanzo Criminale”, “Il padre di mia figlia”, “Tolo Tolo”, “Cuori Puri”: lei è sempre una madre, ma nessuna di queste madri è uguale all’altra. Come fa ad essere così diversa anche fisicamente dalle donne che interpreta?

L’attore è un interprete e come tale deve saper diversificare il più possibile la sua opera. A me piace molto la trasformazione, recitare in dialetto, recitare in un’altra lingua, recitare con una diversità fisica. Un attore che non si trasforma non è un attore. La trasformazione, sia fisica che linguistica, è ciò che ci rende attori. Le più grandi scuole di recitazione, soprattutto anglosassoni, americane e russe, applicano la trasformazione come insegnamento per l’arte della recitazione; in Italia, invece, quasi sempre il ruolo non si distingue dal personaggio e molti attori rimangono nello stesso personaggio, magari declinato solo con piccole varianti, per tanto tempo, facendo così perdere valore alla recitazione. L’attore non deve portare se stesso in scena ma deve interpretare un ruolo e la naturalezza deve essere il massimo dell’artificio. Un attore senza artificio non esiste.

Dal vivo, Antonella Attili non è nessuno dei suoi personaggi. È una donna semplicemente bella. Sorriso aperto, occhi neri e profondi. Ascoltare la sua voce armonica e la sua dizione morbida mi disorienta.

Antonella, lei è pugliese o siciliana? 

Sono romana, ma in base al personaggio che interpreto mi collocano nelle varie regioni. Quando ho fatto il film “La cena di Natale” tutti pensavano che io fossi pugliese; con il ruolo Agnese Amato si pensa che io sia siciliana. Ho fatto la mamma del Libanese in “Romanzo Criminale” appunto perché sono romana, ma pensare che io sia siciliana piuttosto che pugliese o altro per me è un pregio. È ciò che da un senso al mio lavoro.

Questo che stiamo vivendo è un anno difficile, la pandemia ci ha tolto la libertà, i viaggi, il lavoro e con le chiusure delle sale cinematografiche sembra che l’unica via possibile per i film siano le varie piattaforme online. Ci sarà ancora un futuro per il cinema tradizionale e per il teatro?  

Il cinema in sala, in questo momento, deve pensare a nuove forme di intrattenimento che vadano incontro al pubblico. Le nuove piattaforme consentono ad una famiglia media, che spesso non può permettersi di andare al cinema, di guardare con lo stesso abbonamento più film. Se l’industria cinematografica su queste piattaforme può sopravvivere, io sono favorevole a questa evoluzione. L’importante è non fermarsi e permettere a tutti di godere di un bel film. È ovvio che mi mancherà tantissimo il rituale collettivo, il fatto di gioire e di godere di una sala piena, ma chi avrà la necessità di condividere la visione di un film tornerà nelle sale, perché sono forme di spettacolo che non moriranno mai. Questo nuovo approccio, però, non deve spaventarci. Il cinema è una forma di  spettacolo popolare e se diamo la possibilità a molte più persone di vederlo comodamente da casa abbassando il costo, perché altrimenti non potrebbero permetterselo, in questo momento va bene. Per il teatro, invece, è diverso: il teatro vive della presenza degli attori e del corpo scenico e togliendo la presenza perde tutto il suo incanto; ma  sono convita che il teatro resisterà.

Queste forme di intrattenimento, però, hanno bisogno di essere sostenute e bisogna educare la nuova generazione, lontanissima culturalmente dal cinema e dal teatro, a queste arti. La scuola dovrebbe formare gli spettatori del futuro. Il teatro e il cinema dovrebbero far parte del piano studi con un programma nazionale in grado di dare spazio alla cultura di cui questo Paese dovrebbe andare fiero.

Ci sono già nuovi progetti oltre a “Il Paradiso delle Signore”?

Ho appena finito di girare “Makari“, una serie tratta dai racconti di Gaetano Savatteri per la regia di Michele Soavi. Il protagonista è Claudio Gioè, io interpreto Marilù, la proprietaria di un ristorante. La serie dovrebbe andare in onda su Rai Uno verso Marzo, è una produzione Palomar ed è un giallo-comedy ambientato in Sicilia.

Oggi chi è Antonella Attili?

Oggi sono una donna che tiene tantissimo, forse troppo, alla sua indipendenza. Sono una donna che sceglie cosa fare e con chi passare il poco tempo libero oltre al lavoro, appunto perché da sempre tiene alla libertà e all’indipendenza, principi fondamentali per i quali ha rinunciato anche a tante cose.

Antonella Attili in "Nuovo Cinema Paradiso"
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5 thoughts on “Antonella Attili: ritratto di un’attrice mai uguale a se stessa
  1. Come sempre le tue interviste sono umanamente splendide, pacate, educate, mai fuori dagli schemi dell educazione. Brava Alessandra.

  2. L’attrice lontana dal rumore della notorietà, il ritratto che Alessandra ne fa è meraviglioso. L’attrice straordinaria Alessandra l’ha raccontata con precisione e sensibilità.Antonella Attili una grande, immensa attrice.

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