La collezione Cavallini Sgarbi è un rifugio di pace e amore.
I dipinti collezionati con morbida cura creano al visitatore sensazioni luminose e di una rara vastità emotiva. Sono ben 130 le opere scelte da Vittorio per le varie esposizioni, tra tele e sculture, datate dall’inizio del Quattrocento al Novecento: una sintesi squisita dell’arte italiana.
Ritroviamo Niccolò dell’Arca, con l’Aquila, modello per il San Giovanni Evangelista della chiesa di San Giovanni in Monte. Troviamo, poi, opere di artisti attivi a Ferrara, come Antonio Cicognara con la Madonna del latte tra sant’Agnese e santa Caterina d’Alessandria, o più specificatamente della scuola ferrarese del diciassettesimo secolo, come Carlo Bononi (di cui è esposta la Sibilla), fino a ferraresi di epoca più moderna come Gaetano Previati (qui con il suo Cristo Crocifisso). A loro si affiancano opere di autori rari come, tra gli altri, Antonio Leonelli da Crevalcore con la sua Sacra famiglia con san Giovanni Battista e Johannes Hispanus con la Madonna con il Bambino e santa Caterina d’Alessandria.
Notevole, poi, la presenza di capolavori riconosciuti del Seicento, come la Cleopatra di Artemisia Gentileschi e il Ritratto del legale Francesco Righetti del Guercino, “rientrato a casa” nel 2004 dopo essere stato esposto per anni al Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas; opera, questa, al vertice della straordinaria galleria di ritratti che rappresenta lo sviluppo del genere dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento.
Ma, quello che più colpisce, è la capacità della famiglia Sgarbi di amare con amore, un amore terribilmente consapevole, la bellezza, e questo implica una forte presa di responsabilità. Un rischio potente sorprende le vite di chi colleziona: la grande esigenza di correre curioso nell’ovunque del mondo e la tipica irrequietudine dei veri dolci.
E ben si sa, di qui, più in là, che Saturno, benché immobile, sorride teneramente fra gli anelli del cosmo.