Apertura librerie: dal buio, un libro per accendere una luce

Una libreria per ripartire da zero. Chi l’avrebbe mai detto che in mezzo alle svariate notizie di stragi e contagi, Repubblica.it, con un articolo a firma di Raffaella De Santis del 4 aprile, riveli che un libro diventi come il pane, un bene primario. Il presidente dell’Associazione Librai Italiani, Paolo Ambrosini, scrive la giornalista, esulta per il riconoscimento del libro come bene necessario. L’apertura delle librerie sarà il prossimo passo.

Roma, come riferisce il presidente di Ali-Confcommercio Roma, Alessandro Alessandroni, e Venezia, con la riapertura della storica libreria “Toletta“, così come riportato dall’ANSA del capoluogo veneto, saranno testimoni di questo inaspettato successo.

Uno spiraglio dunque, si apre verso una nuova, eccezionale, direzione: la gente potrà uscire di casa per entrare in una libreria.

Ebbene sì! Quanti di voi avranno assistito, entrando in una delle tante librerie, luoghi poco affollati di solito, a scene in cui dominano avventori immersi tra gli scaffali in cerca di un’ispirazione che conduca loro all’acquisto? Chi cerca un libro cerca un tesoro che possa giustificare un’uscita in termini di denaro.

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L’apertura delle librerie, simbolo dell’importanza della cultura

Tra i tanti locali commerciali, sicuramente più attraenti, una libreria non potrebbe definirsi il motore economico del paese. Eppure, il governo ha puntato sulla cultura e l’apertura delle librerie come inizio di una probabile uscita da questo infinito isolamento. Il perché è lecito porselo. Chi avrebbe scommesso su una libreria? Dopo l’annuncio del presidente del consiglio Giuseppe Conte del 3 aprile, si apprende che in questo periodo dove ogni fantasia sembra essersi assopita, un libro può rapirci e portarci lì dove tutto è differente, surreale. Un libro per accendere una luce.

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La cultura trova la sua vendetta in un momento così anomalo. Avevamo bisogno di una pandemia per trovare una forma di appagamento nella lettura? Ci siamo accorti solo in questo momento che delle pagine, spesso ingiallite, ammuffite, stanno per rinascere in tutto il loro biancore? Proprio adesso abbiamo capito che investire sulla cultura sarebbe stato un importante segnale di rinascita? Ora che teatri, musei, cinema, sono nel silenzio più totale? Sì, ora più che mai abbiamo bisogno che qualcuno, una vocina narrante, ci conduca per altri sentieri. Sentieri che non sono certo quelli che dobbiamo evitare per non incontrare gente.

All’inizio della quarantena, vi avevamo suggerito i libri come mezzo di distrazione, ricordate?

Ora, e solo ora che le istituzioni hanno fatto memoria dell’importanza che riveste la cultura, ci siamo accorti che essa è lì, pronta a edificarci, a farci rinascere come autentici cittadini, consapevoli che una società giusta parte sempre dalla conoscenza.

di Ilaria Orabona

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