Ca’ dei Zago e il patrimonio UNESCO

di Ariberto Tommaseo Ponzetta   

Un giovedì mattina ci muoviamo verso Valdobbiadene dove i membri dell’azienda Ca’ dei Zago ci attendono per la giornata.

La compagnia è speciale, Gastone Vio, la consorte Dariella  e il mio amico Luigi ci ritroviamo a Piazzale Roma e partiamo alla volta del neo territorio patrimonio UNESCO.

Arrivati alla casa veniamo accolti dalla mamma Maria Giustina, donna di un’energia e carisma fuori dal comune.

Andiamo a farci un giro per i vigneti circostanti e, con grande gioia ,vedo i vigneti inerbiti e soprattutto puliti manualmente nelle interfila, ossia non vengono usati prodotti chimici per diserbare.

Ca' dei Zago

Un vigneto ad anfiteatro circonda la casa con cantina e nuovo b&b annesso, il tutto immerso nel silenzio, con vista panoramica sul fiume Piave.

Siamo a 250 metri circa, i terreni da questa parte sono argillosi con una percentuale di calcare.

Gli altri terreni, per un totale di 6 ettari, sono prettamente calcarei circondati da bosco.

L’azienda porta il nome della madre e nasce nel lontano 1924, tenendo sempre un profilo di naturalità e razionalismo, usando solo concime di vacca come unico fertilizzante.

Tutti a tavola!

Finito il tour tra le vigne, ritorniamo presso l’abitazione dove Maria Giustina, ha imbandito la tavola con affettati e ovviamente il prosecco di casa , rigorosamente con rifermentazione in bottiglia, come tutta la produzione Ca’dei Zago.

Il vino fatto così è un’usanza che parte proprio qui , da tempo immemore, almeno dagli anni ’60-’70 e consiste nel far rifermentare il vino in primavera, con il rialzo delle temperature, aggiungendo mosto o succo d’uva e lasciarlo in bottiglia a fare il suo lavoro, senza più sboccare .

Il vino solitamente ha una pressione minore rispetto a uno spumante fatto in autoclave (circa 2-3 bar) e resta velato, in virtù del fatto che appunto, non venendo sboccato, resta un fondo formato da lieviti che andrà a intorbidire il vino, arricchendolo di note di crosta di pane e proteggendolo dalle ossidazioni.

Un’azienda tutta BIO

Ca' dei Zago

L’azienda lavora in biologico, quello vero, esegue selezioni massali sulle piante da riprodurre e, da poco, sperimenta pure la coltivazione di portainnesto propagati per seme, varietà rupestris Du Lot, pianta radicale americana.

Cristian, il figlio e ormai il timoniere dell’azienda, coadiuvato dalla sorella Marika e papà Saverio, ha idee molto chiare sugli obiettivi da intraprendere e non si lascia sovrastare o influenzare da mode, soprattutto quelle che investono il territorio Conegliano e Valdobbiadene.

Come si lavora in vigna, si continua in cantina… ossia niente chimica, solo lieviti dell’uva, pochissima so2.

Ricetta che molti sbandierano, pochi ci riescono.

La giornata scorre gioiosa , chiaccherando e scambiandoci opinioni e senza accorgersi passiamo l’intero pomeriggio, visitando ovviamente la cantina e assaggiando pure prove di vinificazione e piccole chicche non commercializzate.

Mi segno due appunti sui vini degustati e mi riprometto di berli in tranquillità a casa.

Alla scoperta dei vini

Sostanzialmente i vini degustati sono stati 2: il Glera IGT con saldo di Perera, Bianchetta e Verdiso e il Mariarosa igt.

Entrambi i vini sono stati declassati in commissione DOCG perché il colore del vino troppo paglierino! 

Queste sono le battaglie che vanno combattute, ossia lottare contro l’omologazione dei prodotti, la standardizzazione dei vini, problema che ha contaminato innumerevoli aziende sia in questo comprensorio che nella doc generica.

Ca' dei Zago

Inizio dal Glera IGT, prodotto dalle vigne vicino a casa, su argilla.

Giallo paglierino con spuma fine e persistente, naso estremamente fine , fruttato poi note agrumate , leggera mandorla e sensazioni iodate. All’assaggio è rinfrescante e la bollicina entra fitta e pungente, poi diventa cremosa, riuscendo a pulire il palato.

Ca' dei Zago

Poi passiamo al Mariarosa IGT, il prodotto che abbiamo apprezzato di più.

Giallo paglierino, intensa mineralità, spezie, floreale, mela acerba i sentori più evidenti. In bocca prevale la nota minerale e sapida, ha una buona struttura per essere un prosecco e chiude con un finale minerale, supportato da buona acidità. Estremamente piacevole, da suoli fortemente calcarei.

La giornata si chiude con un invito a sorpresa presso il ristorante Salis, posto che ti lascia a bocca aperta per la vista, in mezzo allo stupendo anfiteatro del Cartizze, la più nobile zona di Valdobbiadene.

Ca' dei Zago

Facciamo due assaggi alla cieca, assaggiamo un superbo risotto con capesante e non riusciamo a sdebitarci perché, presentandoci alla cassa, ci respingono dicendo che non si può pagare!

Rimaniamo commossi per tanta generosità e senso dell’ospitalità, e ci lasciamo pretendendo da Cristian di poter avere la possibilità di replicare tale giornata a casa nostra.

Salutiamo, certi di aver conosciuto anche questa volta persone vere, con valori di altri tempi e con un bagaglio culturale invidiabile.

Alla prossima, sempre in alto i calici!

RELATED ITEMS
One thought on “Ca’ dei Zago e il patrimonio UNESCO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Send this to a friend