Merlara Green Vision

Convegno finale del progetto Merlara Green Vision

Il 18 luglio 2019 l’ex Monastero di San Salvano – Museo delle antiche Vie, Urbana (PD), ha ospitato il convegno di chiusura del progetto Merlara Green Vision, un percorso della durata di 18 mesi che ha visto come focus la tutela e sviluppo della biodiversità funzionale e salubrità del territorio vitivinicolo di Merlara.

Progetto nato grazie alla partecipazione ad un bando indetto dal GAL Patavino (Gruppo di azione locale), uno strumento promosso dall’UE per sviluppare piani e programmi di interventi al miglioramento socio – economico delle comunità rurali.

Ex Monastero San Salvano – Museo delle Antiche Vie

Un esperimento ben riuscito

Merlara Green Vision è un progetto sperimentale che ha coinvolto protagonisti di diverse realtà. Durante la serata gli esecutori del progetto hanno raccontato il lavoro svolto durante questo periodo, i risultati ottenuti e quali saranno le opportunità future da poter cogliere.

 Il convegno è stato moderato da Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Merlara DOC. A rompere il ghiaccio è stato l’intervento di Mirko Trevisi di Collis Group rappresentante di oltre 2400 viticoltori che curano quotidianamente quasi 800 ettari.

Il responsabile agronomico ha presentato un breve riepilogo dell’annata trascorsa, spiegando quali sono state le condizioni climatiche e la loro influenza sulla produzione da un maggio molto freddo, alle piogge torrenziali fino alla grandinata del 13 luglio. Facendo un excursus ha comparato anche i diversi anni, constatando che l’andamento del 2019 è stato simile a quello del 2013. La produzione è tardiva, ma non sono previsti ulteriori problemi.

Un supporto tecnico

Mattia Zorzan, consulente viticolo di Collis Group, successivamente ha sottolineato il supporto nelle attività di coordinamento e interfaccia con le realtà locali in più ha fornito le attrezzature tecniche utili alla realizzazione del progetto. Le difficoltà riscontrate sono state principalmente due: la gestione degli insetti, si presentano sempre nuove specie, le limitazioni dei fitosanitari sia per le tecniche (antibotrici), ambientali (nocivi per l’ambiente), normative e vinicoli commerciali. Il loro obiettivo era quello di incentivare la migliore gestione degli insetti. 

Il progetto

Per il progetto è stato preso come campione un ettaro di terreno che è stato diviso in tre fasce differenti, una neutra, una dove è stato applicato un Sovescio Autunnale e un Sovescio Primaverile. (Sovescio: Pratica agraria che consiste nel concimare un terreno sotterrandovi piante o parti di esse allo stato fresco – enciclopedia Treccani.)

L’obiettivo del sovescio è stato quello di incrementare la biodiversità funzionale, inserendo delle piante nettarifere (che producono polline) tra gli interfilari, queste piante hanno la funzione di incrementare la biodiversità e quindi apportare una maggiore quantità di insetti in questi terreni. 

Laura Guidolin del dipartimento di biologia dell’Università di Padova, con il suo gruppo di ricerca ha sempre prediletto studi con focus ambientale e di conservazione ambientale. Hanno quindi sposato volentieri questo progetto fornendo la loro esperienza e i loro studi, collaborando con WBA onlus e WBA project. Ciò che li ha attratti maggiormente di questo progetto sono stati gli approcci innovativi alle problematiche del territorio: l’indirizzo di studio verso la viticoltura di pianura con l’intuizione di considerare tutto l’ecosistema e non una singola vigna e il fatto che  si è iniziato a misurare la biodiversità e di confrontarla con la sostenibilità del territorio e di chi lo utilizza.

Delle “bestioline” utili

A parlare di biodiversità nello specifico è stato proprio l’entomologo Enrico Marchesini di AGREA, un appassionato ed esperto di esapodi (insetti in senso alto).  Nonostante sia andato a trattare un argomento per molti considerato “complicato”, attraverso un perfetto storytelling ha fatto capire a tutta la platea l’importanza delle “Bestie utili” che creano una biodiversità funzionale. “In un agro-ecosistema: maggiori sono la biodiversità e la sostenibilità”- cita Enrico Marchesini- “più il territorio tende a essere un climax”. Questo avviene naturalmente in un ambiente come la foresta equatoriale, ma non può realizzarsi nei vigneti dove i terreni sono stati completamente modificati dall’uomo, le piante sono una distesa di cloni che condividono lo stesso DNA, la biodiversità di base esiste ma non è molto varia. Proprio per questo motivo è stato praticato il sovescio, le piante hanno attirato una quantità sorprendente di insetti predatori che hanno contrastato quelli maligni come ad esempio la tignoletta. 

Anche l’occhio vuole la sua parte

Uno degli obiettivi era quello di sensibilizzare i viticoltori verso un Turismo sostenibile. Negli ultimi anni sono nate nuove forme di turismo: dal “volon – turismo” “all’agriturismo” fino ad arrivare all’ormai noto “turismo esperienziale“.  Tutte queste tipologie si possono trasformare in un’opportunità per cogliere l’occasione e di rilanciare questo progetto come si deve. Riguardo a questo tema ne ha parlato Chiara Maria Mattiello del Consorzio di Tutela Vini Merlara DOC. 

I fiori delle piante nettarifere nei periodi di fioritura offrono spettacoli mozzafiato, proprio per questo motivo queste terre devono cavalcare l’onda di queste nuove forme di turismo proponendo oltre agli itinerari guidati per le vigne e le cantine e le degustazioni anche laboratori inerenti alla biodiversità, facendo conoscere l’importanza fondamentale che ogni microorganismo che opera in queste terre può offrire.

“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.”
(Andy Warhol)

RELATED ITEMS

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Send this to a friend